2011 PASS_PORT Lampedusa
“I migranti devono avere un documento di identificazione, mezzi di sostentamento, non devono essere registrati sul registro Sis, non devono essere un pericolo e devono dire i motivi del viaggio”
Questi i requisiti necessari per poter circolare liberamente nell’area Schengen. Nessuno sa, forse, che la prima cosa che fai quando decidi di essere “clandestino” è quella di privarti totalmente della tua IDENTITÀ’. Una violenza così grande, decidere di non essere più nessuno, di strappare il proprio documento, di buttare via le proprie chiavi di casa, di lasciare tutto. Non avere più nulla: un nome, una storia, tanto meno una famiglia o una foto da guardare ogni tanto.
Lasciare tutto in cerca di cosa?
LIBERTA’ la chiamavano quei tunisini restati fermi più di 10 giorni a Lampedusa; Libertà la chiamano coloro che sbarcano ogni giorno. Lasciare tutto, o forse nulla, in cerca di una vita; molte volte per sfuggire alla morte rischiando di incontrarla in mare. Questi documenti, strappati, abbandonati sulle rocce lampedusane, prima di salpare verso lo stivale, sognando di percorrerlo come un’autostrada e ricongiungersi infine con le loro famiglie in Europa. Con questo sogno sono partiti la maggior parte di quei Tunisini, che ora sono clandestini a tutti gli effetti.
Queste foto sono state fatte al termine dei processi di imbarco a Cala Pisana dove di più di 10 mila tunisini imbarcati velocemente durante il giorno e la notte del 3 aprile 2011; un luogo che stava per essere ripulito e per tornare alla “normalità”, le pietre di nuovo pulite, Lampedusa finalmente “svuotata” e quei ragazzi ormai in mare verso nuovi ed incerti orizzonti.